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martedì 27 marzo 2007

My Hard Disk Recording

Vi presento il mio Hard Disk Recording con il quale mi diverto a "giocare" con la musica e d'intorni. Si potrebbe chiamarlo "un piccolo laboratorio artigianale di musica"



Computer TOSHIBA Satellite A100-206



Intel Dual-Core, T2300,
1.66 GHz, Front side bus 667 MHz,
1 GByte RAM, DDR2 RAM (533 MHz), HD 100 GB, Windows XP Home Edition


Software SEQUENCER Cubase LE Steinberg


48-tracks 24-bit/96KHz, VST plug-ins and full VSTi support, Audio and MIDI recording features with professional editing and effects





Audio Interface PRESONUS FIREBOX


2 preamplifier, frequence/risolution
24-Bit/96kHz, phantom, 4 in and 6 out analogic, SPDIF I/O, MIDI I/O




2 (1) Microphones AKG Perception 100 (200)


True condenser microphones, cardioid polar pattern, 1 inch large diaphragm, frequecy range 20 Hz - 20 kHz, Bass cut filter, switchable perattenuation pad


Mixer YAMAHA MG 10/02


10 INPUT Channels, 4 mic + 4 stereo line inputs, Low noise, High precision mic preamps, Phantom power switch & insert I/O, 3-band channel EQ & HPF, 2 Aux sends & Stereo Aux return





Preamplifier TUBE ULTRAGAIN MIC 200 BEHRINGER


Vacuum Tube Preamplifier, High-end preamplification for all microphone, instrument and line-level sources, Preamp mode control



PLUGINS for professional mastering


Compressor/Gate, DeEsser, Paragraphic EQ, Reverb, and many other


Monitor attivi M-AUDIO BX5a

Monitor near field da studio, bi-amplificati con 40W per i bassi e 30W per gli acuti




Headphone AKG 240 PRO

Dynamic sistem, Audio bandwidth 15Hz ¸ 25 KHz, Sensitivity 91dB SPL/mW, Max input power 200 mW, Rated impedance 55 ohms



Microphone pop filter PROEL

Filter for voice suitable for to stop the explosive consonants as "b" and "p"





venerdì 23 febbraio 2007

IL buco nell'ozono e i CFC


QUANDO SONO NATI I PRIMI PROBLEMI?

Il primo refrigerante utilizzato nelle macchine frigorifere a compressione di vapore fu l’etere etilico, scelto ed usato intorno alla metà del secolo scorso da Perkins e Harrison: per la sua infiammabilità e tossicità e per la scarsa affidabilità dei sistemi di tenuta nel tempo, il suo utilizzo creava seri problemi per la sicurezza; inoltre, essendo una sostanza caratterizzata da una pressione di saturazione piuttosto elevata a temperatura ambiente, richiedeva il funzionamento della macchina frigorifera a pressione inferiore a quella atmosferica.

Nella seconda metà dell’800 furono introdotti altri fluidi frigorigeni, come l’anidride carbonica, l’ammoniaca e il cloruro di metile: l’impiego di tali refrigeranti contribuì indubbiamente allo sviluppo delle macchine frigorifere a compressione di vapore.

Comunque il problema della sicurezza, dovuto alla tossicità e all’infiammabilità di quasi tutti i fluidi frigorigeni elencati, rimase fino a quando negli anni ’30 vennero introdotti i refrigeranti alogenati quali l’R11, l’R113, l’R21, l’R22, ecc…, ottenuti dal metano e dall’etano per sostituzione totale o parziale degli atomi di idrogeno con quelli di cloro, di fluoro e talvolta di bromo. Grazie alle loro ottime caratteristiche termofisiche e ai loro requisiti di stabilità e sicurezza, i cloro-fluoro-carburi (CFC) si imposero come i refrigeranti predominanti in sostituzione di quelli precedentemente utilizzati, fra i quali praticamente rimase solo l’ammoniaca (R717) per applicazioni industriali.


Ma il problema ambientale, in termini di distruzione dell’ozono e del riscaldamento climatico per effetto serra, ha in parte delegittimato il ruolo svolto dai cosiddetti CFC in questi ultimi cinquanta anni; di qui la necessità di sostituire i CFC con altri fluidi, che ha spinto il mondo tecnico a prospettare ed esaminare le diverse possibilità, ma al tempo stesso ha posto il problema del retrofit, ossia della conversione di tutti gli impianti esistenti e del loro adattamento ai nuovi refrigeranti.

MA COME FANNO I CFC A "BUCARE" L'OZONO?

La pericolosità del buco nell'ozono è rappresentata dalla funzione di scudo svolta dall'ozono che se viene a mancare o si riduce permette alla radiazione ultravioletta di raggiungere direttamente la superficie terrestre provocando danni sia alla flora (parziale inibizione della fotosintesi clorofilliana) sia alla fauna e con essa agli uomini (cancro alla pelle, lesioni agli occhi, indebolimento sistema immunitario, ecc.).

L'ozono ha alcuni nemici naturali da sempre presenti nell'atmosfera come gli ossidi di azoto (reazioni radicaliche) ma l'uomo nell'ultimo secolo ha permesso ad un altro grande nemico dell'ozono di prosperare fino a spezzare il delicato equilibrio esistente nella stratosfera: il cloro.

L'immissione di cloro nella stratosfera avviene tramite i famigerati CFC (clorofluorocarburi). Vengono infatti scomposti solamente dalla radiazione solare che ne scinde la molecola liberando così il cloro (Cl) che una volta libero è in grado di reagire con l'ozono (O3) sottraendogli una molecola d'ossigeno formando così monossido di cloro (ClO). La molecola di monossido quando incontra una molecola d'ossigeno (O) si scinde liberando nuovamente il cloro che è libero di "distruggere" un'altra molecola di ozono (O3) realizzando così il ciclo catalitico del Cloro.

  • Cl + O3 >>> ClO + O2
  • ClO + O >>> O2 + Cl

  • O3 + O >>> 2O2

Il perpetuarsi di questo ciclo nel corso degli anni (la produzione industriale di CFC è cominciata negli anni 20) ha fatto sì che si sia verificata una riduzione media del 3% dell'ozono che causa una maggiore trasparenza dell'atmosfera alla radiazione ultravioletta.
Fortunatamente anche il cloro ha i suoi "nemici naturali", come il metano (CH4), grazie ai quali lo "scudo d'ozono" potrà tornare a formarsi in capo a 50 anni da quando l'utilizzo dei CFC e similari cesserà completamente in tutto il mondo.

MA PERCHE' L'OZONO VIENE DISTRUTTO PREVALENTEMENTE AL POLO SUD?

La spiegazione di questo fenomeno non è affatto semplice, infatti è valsa il premio Nobel per la chimica ai suoi scopritori (1995 - Paul Crutzen, Mario Molina e Sherry Rowland), in quanto si tratta di una combinazione di fenomeni fisici, chimici e metereologici:

  • nel corso dell'inverno polare a causa delle temperature bassissime raggiunte nella stratosfera (-80°C) si formano delle nuvole (Nubi Stratosferiche Polari) che contengono acqua, acido nitrico allo stato solido, biossido di azoto, metano e il cloro sottratto ai CFC dai raggi UV. Il cloro presente si combina però con gli altri componenti presenti nelle nuvole ed è pertanto inerte.

  • Durante la primavera australe (il nostro autunno) queste nuvole sono investite dai raggi UV (durante l'inverno australe il sole non sorge) che causano una serie di reazioni chimiche che fanno si che le molecole formatesi precedentemente si scindano liberando il cloro contenuto, cloro che è libero di combinarsi con l'ozono presente distruggendone grandi quantità.

  • Ad aggravare la situazione intervengono le correnti ad anello che spirano nella stratosfera attorno al Polo Sud durante l'inverno australe: con la loro velocità che può raggiungere i 400 km/h impediscono il rifornimento di ozono "fresco" permettendo così il formarsi del "Buco nell'Ozono".

La ciclicità stagionale del buco dell'ozono (o meglio l'aggravarsi del fenomeno durante la primavera australe) è stato ripetutamente riscontrato durante le osservazione scientifiche effettuate dal satellite Nimbus 7.




Ozono totale misurato il 20 Ottobre 1998





Ozono totale misurato il 20 Febbraio 1999


Un buco simile a quello australe ma molto più piccolo (assottigliamenti del 8% circa con punte del 30%) è stato rilevato anche sul Polo Nord ma non raggiunge le dimensioni di quello australe probabilmente a causa delle correnti ad anello che sono meno violente e più discontinue.
Il "Buco Artico" non è però meno grave in quanto si verifica in vicinanza di zone densamente popolate (nord Europa, Canada, Russia, ecc.) e i suoi effetti si combinano con l'assottigliamento comunque riscontrato anche a latitudini più basse a causa della circolazione generale dell'atmosfera.


La presa di coscienza della gravità del problema e i vari interventi normativi susseguitesi negli anni hanno fatto si che l'industria frigorifera dei paesi più industrializzati stia sempre più rapidamente convertendosi ai gas "verdi" ma il lavoro da svolgere è ancora tanto e bisogna ricordarsi che problemi come il Buco nell'Ozono e l'Effetto Serra sono il risultato di una serie di comportamenti scorretti (e non il risultato di un singolo agente) e che sopratutto la colpa non è solo degli altri ma che ognuno di noi ha contribuito alla distruzione dell'ozono atmosferico comportandosi come un piccolo tarlo: preso singolarmente non fa danni ma nell'insieme distrugge tutto.

Fonti:

http://www.satrel.eu/clima/clima_home.asp

www.enea.it

lunedì 19 febbraio 2007

Il Problema Energetico mondiale

"L'uomo è l'unico animale la cui esistenza è un problema che deve risolvere", Erich Fromm

Cito questa massima per introdurre un problema che coinvolge tutti gli esseri umani. È impossibile svincolarsi dal non parlarne, come è anche impossibile far finta di niente. Il problema dell’approvvigionamento energetico mondiale rappresenta al momento la più grande montagna che l’uomo deve scalare, e non solo, che deve affrontare nel più presto tempo possibile

UN PIANETA A RISCHIO
Il millenario equilibro del sistema Terra è a rischio: l'uomo, utilizzando le risorse naturali per i suoi scopi, sta distruggendo il pianeta, consumando le risorse ad un ritmo rapidissimo e, apparentemente, inesorabile.Parallelamente, la temperatura della terra si sta alzando inesorabilmente, a causa principalmente delle ingenti emissioni di anidride carbonica (CO2), il principale tra i gas serra, in costante aumento. Si prevede che nell'arco del prossimo secolo l'aumento medio delle temperature sarà compreso fra 1,4 e 5,8°C.
Le conseguenze di questo fenomeno sono difficili da prevedere nella loro complessità, ma indubbiamente il rischio concreto è quello di giungere all'alterazione di tutti gli ecosistemi del pianeta. Alcuni effetti dei cambiamenti in atto sono già osservabili: lo scioglimento dei ghiacciai in ogni parte del mondo è un fenomeno del quale si parla già da tempo e che preoccupa l'intera comunità scientifica. E' necessario porre un freno a questa situazione, pena conseguenze imprevedibili per l'intero pianeta terra e per i suoi abitanti.


GLI EFFETTI SULL'AMBIENTE DELLE TRASFORMAZIONI ENERGETICHE
Le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e di SOx (ossidi di zolfo) nell'atmosfera sono imputabili, per la quasi totalità, al settore energetico. Derivano principalmente dalle attività di combustione, anche se a queste ultime si accompagnano gli impatti di altri tipi di attività produttive: circa la metà delle emissioni di particolato e COVNM, ad esempio, sono prodotte da processi complementari quali le attività estrattive, di stoccaggio, di lavorazione chimica e di trasporto. Il trasporto può inoltre essere causa di inquinamento dei suoli e delle acque, nelle località di estrazione e lungo le vie di trasporto, dove tra l'altro, la presenza di infrastrutture non adeguate o obsolete può comportare lo sversamento di sostanze nocive nei territori circostanti.

Il riscaldamento globale del pianeta, l'acidificazione dei suoli, l'eutrofizzazione delle acque e l'inquinamento dell'aria sono i principali effetti sull'ambiente causati dalla liberazione di queste sostanze. È utile ricordare che gli effetti del rilascio nell'ecosistema di sostanze inquinanti dipendono dalle capacità di assorbimento dell'ambiente terrestre e risentono in particolar modo dei processi di riconversione del territorio quali il disboscamento di grosse aree forestali, che hanno l'effetto di amplificare i danni dovuti alle emissioni nocive. Allo stato attuale, secondo i dati delle Nazioni Unite le emissioni nette, calcolate come la differenza tra il totale delle emissioni (6140 Mt) e l'assorbimento medio annuo dell'ecosistema (3300 Mt), ammontano a complessivi 2840 Mt.
L'emissione di gas ad effetto serra è dovuta per la maggior parte ai paesi industrializzati. La figura mostra l'aspetto che avrebbe il mondo se i singoli stati avessero dimensioni proporzionate alla quota di emissioni prodotte. Gli effetti dei cambiamenti climatici possono invece riflettersi su tutto il pianeta, con conseguenze particolarmente gravi per i paesi con minori capacità di difesa.


GLI ACCORDI INTERNAZIONALI E LA DECENTRAZIONE DELLE RESPONSABILITA'
Una delle problematiche ambientali all'ordine del giorno nei programmi politici internazionali per la difesa dell'ambiente investe direttamente il settore energetico in quanto principale causa delle alterazioni del clima. L'effetto serra ha trovato nella Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici (Rio de Janeiro, 1992) l'impegno di 154 paesi per la riduzione dell'emissione di gas ad effetto serra. L'articolo 2 della Convenzione-Quadro sui Cambiamenti Climatici obbliga le nazioni contraenti a ridurre le emissioni in misura sufficiente a "raggiungere la stabilizzazione della concentrazione dei gas che provocano l'effetto serra nell'atmosfera a un livello che impedisca un pericoloso danneggiamento del sistema climatico da parte dell'uomo. Tale livello dovrebbe venire raggiunto in un periodo sufficiente a permettere in modo naturale l'adattamento degli ecosistemi ai cambiamenti climatici".


Il protocollo attuativo della convenzione, il cosiddetto "Protocollo di Kyoto", è stato ratificato nel 1997, benchè esistano a tutt'oggi posizioni discordanti di alcuni paesi: è piuttosto recente (2001), difatti, la defezione formale degli Stati Uniti che, con il loro contributo all'emissione di gas climalteranti (36% del totale delle emissioni dei paesi industrializzati), rappresentano uno degli interlocutori fondamentali per il raggiungimento del quorum necessario alla stipula del concordato. Il protocollo attuativo prevede dei limiti soglia da raggiungere tra il 2008 e il 2012 nelle emissioni di gas serra: la riduzione media è stata fissata al 5,2% e i valori sono sensibili alle responsabilità dei paesi maggiormente inquinanti (Italia 6,5%, USA 8%, Canada 7%); in quest'ottica alcuni paesi potranno quindi trovarsi addirittura in credito di emissioni (Norvegia, Spagna, Portogallo).

Il protocollo di Kyoto riguarda principalmente i paesi industrializzati e quelli considerati in transizione da un'economia sotto sviluppata ad una industrializzata (tra questi, i paesi dell'Europa dell'Est e dell'Asia). Nei confronti dei paesi cosiddetti in via di sviluppo si è preferito, invece, dare priorità all'urgenza di sviluppo economico, esentando gli stessi da obblighi giuridici.

Il Protocollo prende in considerazione, oltre all'anidride carbonica, un paniere di altri cinque gas-serra: il metano, il protossido di azoto (N2O), i clorofluorocarburi, i perfluorocarburi e l'esafluoruro di zolfo (SF6). Il protocollo di Kyoto indica inoltre una serie di misure da adottare, che sono incentrate sullo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e sulla promozione dell'efficienza energetica, ed impegna ogni paese ad individuare negli atti nazionali e comunitari le misure specifiche per raggiungere i risultati prefissati. Gli aspetti su cui si incentrano le iniziative promosse possono essere così sintetizzati: · promozione dell'efficienza energetica in tutti i settori;· sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per l'abbattimento delle emissioni;· protezione ed estensione delle foreste;· promozione dell'agricoltura sostenibile;· limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici;· misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra.

Allo stato attuale, hanno ratificato il Protocollo di Kyoto 108 Paesi. L'Europa ha approvato il Protocollo e l'adempimento degli impegni da parte degli Stati Membri con la Decisione del Consiglio dell'Unione Europea del 25 Aprile 2002 (n.2000/358/CE)12. La defezione degli USA ha aumentato le difficoltà di entrata in vigore del Protocollo, essendo necessaria la ratifica dei Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni di CO2 degli stati contraenti . Il Protocollo di Kyoto diventerà dunque legge internazionale solo se verrà ratificato anche dalla Russia (responsabile del 17% delle emissioni delle emissioni delle parti contraenti) la cui adesione permetterebbe di raggiungere il quorum del 55%.

IL PROBLEMA ENERGETICO TRA SVILUPPO E DECRESCITA
Se fosse accettata l'idea che oggi viviamo al di sopra dei nostri mezzi e che quindi è necessario rallentare o limitare lo sviluppo economico, sarebbe allora possibile aprire, sul piano delle riforme, a una fase di transizione, più o meno lunga ma "dolce", verso un sistema economico basato esclusivamente sull'energia "pulita".
La disputa, per il momento politica ed economica, tra Russia e Ucraina, sul prezzo del gas, potrebbe rappresentare l'occasione per riflettere non tanto sul problema della dipendenza energetica, quanto sull'attuale modello di sviluppo.Tuttavia è piuttosto difficile che ciò avvenga negli ambienti politici ed economici europei e italiani. Al massimo si aprirà il solito dibattito, come ad esempio già sta avvenendo in Italia, sulla necessità o meno di passare o tornare "al nucleare".
Si dà per scontato che lo "sviluppo" abbia bisogno di quote crescenti di energia, e che le uniche risorse impiegabili siano quelle tradizionali (a cominciare dal petrolio e dai gas naturali lavorati), oppure che l'unica alternativa sia quella di un impiego massiccio dell'energia nucleare. Altre forme di energia "pulita" (eolica e solare) sono invece ritenute di scarsa utilità e di difficile impiego su ampia scala.
A frenare l'introduzione di energia "pulita" è soprattutto l'idea di uno sviluppo economico infinito. Quando si propone un' alternativa, come per esempio quella dell'impiego su larga scala dell'energia eolica ("pulita"), ci si sente rispondere che la fase di transizione sarebbe troppo lunga, difficile da gestire, dal momento che i costi di produzione crescerebbero, colpendo il consumo e rallentando lo sviluppo in misura tale da compromettere il nostro "stile di vita". Pertanto fin quando si ragionerà solo in termini di sviluppo sarà difficile fuoriuscire dal circolo vizioso più energia, più consumi, più sviluppo.
Sarebbe invece interessante collegare il problema energetico all'idea di decrescita. Se fosse accettata su larga scala l'idea che oggi viviamo al di sopra dei nostri mezzi e che quindi è necessario rallentare o limitare lo sviluppo economico, sarebbe allora possibile aprire, sul piano delle riforme, a una fase di transizione, più o meno lunga ma "dolce", verso un sistema economico basato esclusivamente sull' energia "pulita". E questo prima che la situazione mondiale già segnata da gravi conflitti per l'acquisizione di risorse energetiche "sporche" possa degenerare ulteriormente.
Certo, come si è già notato, passare dalla "teoria alla pratica" non è assolutamente facile. Esistono interessi acquisiti, egemonie culturali"sviluppiste", schieramenti geopolitici, alleanze economiche, complicità segrete che non possono essere superati facilmente. Sarebbe perciò già importante sollevare il problema, discuterne (e magari lavorare a esperienze-pilota sul piano organizzativo e produttivo), almeno tra chi non condivide l'attuale modello di sviluppo.

Ho iniziato con una massima e chiudo con un divertente gioco di parole che ho trovato sul sito dell’ASPO-Italia

Allora, il problema energetico è che non c'è abbastanza di certe cose:
Petrolio e gas: non ci sono abbastanza petrolio e gas
Carbone: non c'è abbastanza atmosfera
Biomassa: non c'è abbastanza terreno
Idro e eolico: non ci sono abbastanza siti
Fotovoltaico: non ci sono abbastanza soldi
Fissione nucleare: non c'è abbastanza uranio e non c'è abbastanza posto per le scorie
Fusione nucleare: non c'è abbastanza di qualcosa, ma non sappiamo di cosa
Idrogeno: non ce n'è proprio
Efficienza: non c'è abbastanza cervello nella testa della gente

Ciao a tutti e buone riflessioni


Fonti:

Terranauta

Comune di Vignole http://www.comune.vignola.mo.it/

Carlo Gambescia Fonte: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/

Collegamento per un glossario dei termini energetici
http://www.comune.vignola.mo.it/uffici/ambiente/mete/glossario.html#lettera

sabato 17 febbraio 2007

Podcasting

Podcast, la parola dell'anno

Solo pochi mesi e il fenomeno nato in sordina sta spopolando in tutto il mondo, anzi, si sta rivelando come un vero e proprio nuovo strumento di comunicazione.

Che cos'è?
Il termine podcasting (Personal option digital casting) è un innovativo sistema per l’utilizzo di brani audio e video pubblicati su internet. Il termine nasce dalla fusione delle parole “iPod” (il popolare riproduttore di Apple) e “broadcasting”.
Attualmente, il podcasting sta letteralmente invadendo i blog di tutto il mondo, c’è chi lo usa per gioco (inserendo compleanni, scherzi, idee e gag), chi per lavoro (meeting, congressi e forum), chi a scopo promozionale (recensioni di libri, commenti su prodotti, lezioni varie, ecc.).

Come funziona?
Si possono trovare i file audio e video su Blog e siti internet e scaricarli uno ad uno, oppure grazie ad un software di podcasting (gratuito, vedi iPodder e il software Juice), inserendo il link di riferimento si possono scaricare in automatico i file, il sistema prenderà soltanto quelli non ancora scaricati.
Quindi, non ci sarà più bisogno di cercare i file, saranno loro a farsi vivi. Usare il podcasting è un po' come essere abbonati a una rivista: i contenuti arrivano direttamente nel computer.

La rivoluzione
Si parla di vera e propria rivoluzione comunicazionale, perché grazie al podcasting ogni persona avrà la possibilità di:
- fruire di un tipo di comunicazione fino ad oggi difficile da distribuire (filmati, lezioni, congressi, musica, concerti, discussioni, recensioni, ecc.)
- rendere i file personali (ascoltarli, salvarli, conservarli, condividerli con gli altri) quando vuoi, dove vuoi, con chi vuoi
Per l'ascolto, a parte ovviamente il computer, sarà sufficiente disporre di un qualsiasi apparecchio riproduttore audio/video (lettore Mp3, telefonino, plamare, ecc.).

L'ideatore di questa novità è Adam Curry (ex video DJ di MTV) che insieme ad un gruppo di amici programmatori ha ideato e sviluppato il primo programma di Podcasting : iPodder (www.ipodder.org).
Tramite questo programma è possibile scaricare i contenuti di una piattaforma che offre il servizio di Podcasting in formato mp3, infatti l'audio che è possibile scaricare è nel formato mp3.Questa scelta è un punto di forza del Podcasting perchè in questo modo non è necessario l'utilizzo di server per lo streaming dell'audio, inoltre una piattaforma per Podcasting è facilmente realizzabile attraverso vari programmi free che permettono di gestire il tutto, uno su tutti è easypodcast (www.easypodcast.com) .
Questa tecnologia si basa su standard ormai affermati come mp3,xml e rss ver.2 e sta riscuotendo un gran succeso in america e in inghilterra dove alcuni giornali importanti hanno già deciso di affiancare alle notizie su carta anche quelle su podcasting per permettere ai disabili di poter essere sempre informati!

......e per saperne di più andate sul titolo che nasconde un collegamento: sarete sommersi di filmati!!!